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“L’animale” che si cela nel chi sao

Secondo una leggenda tutte le Arti Marziali sono nate dall’osservazione degli animali durante un combattimento o nella difesa del territorio, ma a quale di essi possiamo attribuire la pratica di uno degli esercizi più importanti del WingChun?

Il “chi sao”: “braccia aderenti, appiccicose” o “braccia che esprimono energia” è un sistema d’allenamento unico nell’Arte del WingKungFu, esso insegna a percepire, attraverso il senso del tatto le reazioni alle pressioni, la direzione e l’intensità della forza applicati dall’avversario in un confronto.

Il praticante, una volta addestrato, potrà decodificare istantaneamente l’intenzione dell’avversario e opporre la giusta risposta, senza alcun pensiero predeterminato!

Il corpo agirà da solo!

Tutto ciò è possibile se si riesce a tenere un costante contatto con l’antagonista, utilizzando una discreta sensibilità tattile ed una perenne e proporzionata pressione su di lui, l’esperienza e la pratica porteranno tali abilità alla massima efficacia.

Qualcuno potrà obiettare: come è possibile utilizzare tale tecnica in una reale situazione di combattimento, ove tra i contendenti esiste di fatto una distanza maggiore? Bene! Quando un avversario sferra un attacco, non importa se con braccia o gambe, a mani vuote o utilizzando un’arma bianca, basterà intercettare questo primo movimento e una volta a contatto con un punto qualsiasi dell’avversario si realizzeranno i presupposti per una risposta di difesa/offesa da parte dell’esperto praticante.

Anche se all’inizio si potranno incontrare delle difficoltà, rientra tutto nella normalità delle fasi d’apprendimento di ogni essere umano e poi, basta prenderla con filosofia, diceva Lao Tze:

“anche un viaggio di mille miglia comincia da un primo passo!”

La traduzione letterale del termine “chi sao” è braccia aderenti o appiccicose”, ma se scindiamo i due ideogrammi “chi” che significa energia interiore e “sao” braccia, potremmo intendere l’azione di: “applicare l’energia interiore dell’intero corpo alle braccia”.

Da ciò si può dedurre che il fattore essenziale per una buona applicazione è l’aderenza delle proprie braccia con quelle del partner (durante l’esercizio) o dell’aggressore (durante un combattimento), nonché dalla collaborazione dell’intero corpo, impegnato in una perfetta coordinazione sinergica di tutti i muscoli che, con la giusta angolazione delle ossa, agiscono da vere molle.

Le braccia o le gambe che entrano in contatto con quelli dell’antagonista agiscono da “sensori” che trasmettono gli impulsi ricevuti, attraverso i recettori direttamente alla corteccia celebrale e da lì alle placche motrici dei muscoli, ottenendo così una risposta immediata; tale processo è conosciuto in fisiologia con il termine di “arco riflesso”.

Vorresti metterlo a prova?: Metti la mano sul fuoco! O puoi pungerti con un ago! I più temerari possono mettere le dita in una presa di corrente!

Bando agli scherzi! Questo spiega il concetto base del “chi sao”: esercitando il senso del tatto e l’arco riflesso, con le giuste angolazioni e pressioni dell’intero corpo, il praticante esperto, preso contatto con l’opponente potrà seguire, senza apparente sforzo, qualsiasi movimento, lento o veloce che sia, a condizione di tenere sempre un punto di contatto e la giusta pressione per creare un effetto a “molla”.

Detto ciò converrete con me che il “chi sao” rappresenta una delle fasi più significative nell’apprendimento del WingKungFu e, riassumendo possiamo evidenziare sei punti salienti per la sua corretta pratica:

aderenza

flessibilità

fluidità

coordinazione

controllo posturale

sinergismo muscolare

  • A quale animale potremmo attribuire tali qualità?

Tantissime volte sentiamo parlare delle origini del KungFu legate all’osservazione degli animali nelle loro manifestazioni naturali, di caccia, di difesa del territorio o del semplice modo di adattarsi all’ambiente in cui vivono! Ma quanti, nella società attuale, possono dire di aver sperimentato di persona la veridicità di tale leggenda?

Ritengo di essere uno dei pochi fortunati ad aver avuto questa opportunità. Con la mia pratica del WingFungFu, vissuta con passione, ho potuto constatare che tutte le qualità necessarie ad esercitarlo in modo corretto sono comuni ai rettili e, in particolare ai “serpenti”.

Boa

Quando sono con i miei serpenti e, li osservo, il loro andamento sinuoso e aggraziato, mi richiama alla mente la pratica del “chi sau”; mi accorgo di quanto sia necessario, ai fini del raggiungimento di un buon livello di fluidità, che i movimenti diventino plastici, continui e sicuri, limitando le contrazioni a pochi muscoli profondi e annullando reazioni eccessive per essere coerenti con uno dei principi del WingFungFu: “economia di movimento”.

Ritornando al nostro amico serpente, quando si arrampica sugli alberi fa aderire il suo corpo in ogni punto e con le giuste contrazioni si muove deciso e sempre in equilibrio. Così, quando avanza sul mio braccio o intorno al collo, posso avvertire la sua forte presa e il suo andamento lento ma sicuro! Avverto la graduale e costante contrazione dei muscoli mentre il resto del corpo resta flessibile e pronto a sferrare un eventuale attacco.

Tutto ciò mi conferma quanto, l’applicazione del perfetto equilibrio tra yin e yang (così caro agli artisti marziali) possa produrre l’emersione nell’artista coscienzioso di qualità perse nel tempo e nello spazio, in un ambiente profondamente modificato dall’uomo civile.

E che dire di quello stato di quiete del serpente che reagisce solo se minacciato ci conferma ancor di più che un uomo sicuro delle proprie abilità è un uomo pacifico e cordiale ma sempre pronto all’azione!

Reticolato

Per concludere credo che, come in ogni Arte, solo la sofferenza della creazione può dare all’opera compiuta l’importanza della sua grandezza, e nessun osservatore potrà mai apprezzare con l’intensità dell’autore; così il WingKungFu, ed in particolare la pratica “chi sao”, deve essere vissuto, sperimentato ed esercitato per poterne apprezzare a pieno le qualità intrinseche e tradurle in un completo equilibrio psicofisico.

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