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Posizione di guardia

Qual’è la posizione di guardia ideale?

Tutti coloro che praticano WingKungFu con serietà, sanno benissimo che in quest’arte non è prevista una posizione di guardia e che l’attacco nasce dalla necessità di difesa quando l’avversario si porta, minaccioso, ad una distanza dove è opportuno agire per non diventarne la vittima.

Partendo dal presupposto che non è facile utilizzare il senso tattile nel modo richiesto dal chisao, pur riconoscendo tali reazioni naturali ed innate nell’essere umano, ci accorgiamo che l’uomo “cittadino” ha sostituito delle azioni del tutto spontanee, con atteggiamenti stereotipati e reazioni eccessive perché cariche di tensioni psicofisiche.

Nell’apprendimento del chisao è molto importante lavorare in uno stato di rilassamento, con movimenti lenti e controllati, questo permetterà al corpo di riacquistare quelle capacità naturali perse proporzionalmente al progredire della civiltà del benessere.

A differenza del metodo didattico Orientale, che prevede la ripetitività dell’atto motorio fino al raggiungimento della perfetta esecuzione, in Occidente bisogna spendere qualche parola in più per soddisfare la mentalità razionalizzante ed analitica che non si accontenta di eseguire semplicemente il movimento per poi scoprirne la vera essenza.

Dopo anni di pratica, se il chisao viene insegnato e praticato in modo corretto, renderà l’uomo di WingKungFu un combattente che non perde tempo in centinaia di gesti stereotipati, ma che punta dritto all’essenziale.

Atteggiamento mentale:

Durante la pratica del chisao è molto importante un corretto atteggiamento mentale, essendo questa la sede da cui partono gli impulsi che dirigono qualsiasi azione.

Per ottenere un corretto atteggiamento mentale bisogna, prima di qualsiasi altra cosa, liberare la propria mente da ogni pensiero che possa disturbare; focalizzare tutta l’energia psichica e la propria attenzione sull’esecuzione di ogni singolo atto. Bisogna essere coscienti del proprio livello psichico di controllo sulle posizioni assunte, stabilendo inoltre un costante e lento ritmo respiratorio.

Tutto ciò può essere riassunto in un solo termine: “concentrazione”, che non può non scaturire da una seria e costante pratica.

Ilchisao deve essere vissuto, sperimentato ed esercitato per poterne apprezzare appieno le qualità intrinseche e tradurle in un completo equilibrio psicofisico.

Per concludere la pratica del chisao ci rende coscienti delle nostre azioni in ogni istante della nostra vita e rende un arte marziale viva, originale e personale, per cui non bisogna sottovalutare l’aspetto altamente educativo di questa pratica.

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